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Il Rifugio Antonio Omio o Capanna de l'ör

Il Rifugio Omio sorge nel bel mezzo dell'anfiteatro della Valle dell'Oro in alta Val Masino.
Dal rifugio il panorama è molto ampio. Oltre che sulla sottostante vallata possiamo posare lo sguardo su molte cime e valichi: le punte Medaccio (m. 2350) e Fiorelli (m. 2401) dall'affilato profilo; la Bocchetta di Medaccio (m. 2303); la Cima del Calvo (m. 2967); il pizzo dei Ratti (m. 2919); il Pizzo della Vedretta (m. 2907); il Passo della Vedretta; il Pizzo Ligoncio (m. 3032); la caratteristica punta della Sfinge (m. 2802), il Passo Ligoncio (m. 2557); i Pizzi dell’Oro (m. 2695-2620-2703); il Passo dell'Oro (m. 2574); la Punta Milano (m. 2610); la costiera del Barbacan (m. 2738); il Passo del Barbacan (m. 2610); il Monte Boris (m. 2497) e il Cavalcorto (m. 2763).
La sagoma del Disgrazia (m. 3676) in lontananza chiude in bellezza lo splendido panorama.

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Leggi qui il libretto dei 65 anni del rifugio.

Alla destra del rifugio è posizionato il Bivacco Saglio che funge da locale invernale. Il rifugio è stato costruito nel 1937 dalla Società Escursionisti Milanesi in memoria di Antonio Omio, una delle vittime scomparse nella discesa dalla punta Rasica (Valle di Zocca) nel settembre del 1935. L'edificio fu in seguito incendiato dai nazifascisti nel corso della seconda guerra mondiale (1944) poiché era uno dei punti di appoggio utilizzati dai partigiani. Venne quindi ricostruito nel 1948 e ristrutturato nel 1970 e successivamente nel 1997. Una curiosità che forse non tutti sanno è che la Valle dell'Oro, non prende il nome dal metallo prezioso, ma bensì la radice della parola "or" significa "orlo" cioè limite di un terrazzo che si affaccia su un dirupo. Ecco perché il rifugio si può dire "un appiglio sull'orlo del cielo".

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Il Rifugio Antonio Omio è un rifugio alpinistico a quota 2100 m. s.l.m.. La struttura è in grado di accogliere circa 40 persone nella sala da pranzo e altrettante nelle camerate per il pernottamento. L'acqua è di sorgente, trattata mediante sterilizzatore UV, l'energia elettrica viene prodotta mediante pannelli fotovoltaici di ultima generazione con batterie al sale. Un gruppo elettrogeno a benzina viene attivato solo in caso di estrema necessità. Il riscaldamento avviene mediante stufe a legna.

Lo smaltimento dei rifiuti avviene a valle.

"La tradizione è custodia del fuoco, non adorazione della cenere".

Se vogliamo rispettare la storia del rifugio, la fatica dei nostri vecchi, conservare e migliorare questo "focolare di vita e di amicizia" e l'ambiente in cui si trova, è necessario rispettare il sistema AMBIENTE-UTENTE-RIFUGIO, in questo preciso ordine, con molta semplicità...

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